PERCHÈ COMBATTERE È UN DESTINO.
Cavaliere senza tempo ci prendesti per mano,
per portarci sui sentieri dentro un sogno lontano.
Là sui monti colorati dove amavi tornare,
con lo spirito elevato ed il corpo temprare.
Con l’anima pura ci hai spiegato i tramonti
con quella guerriera il tuono, ed il suono suo cupo.
Evocando un mito antico che in leggende e racconti
il branco conserva vivo nel segreto del lupo.
Comandante quante volte io ti ho visto avanzare,
e davanti a tutti noi il nemico inseguire
con il cuore indomito ed un modo gentile
nascondere un peso oscuro dietro il passo virile.
Poi il trapasso acerbo che spezzò quel cordone,
che lasciò dentro uno schianto il sorriso velato;
come il vento che recide il fiocco di un aquilone,
che strappa il gioco ad un bimbo che lo tiene legato.
Ed i camerati Tu li hai visti morire
ma mai un passo indietro, mai cercar di fuggire.
Mille fratelli attoniti hai saputo riunire,
increduli per la fine di chi ritrova l’amore.
Ci hai lasciati eredi tristi di un destino beffardo,
orfani di battute argute e di un sorriso sornione.
Noi dispersi come polveri in questo tempo bastardo,
noi ed il Tuo esempio austero che ha incarnato l’Onore.
Ed ora che i nostri passi sono sempre più lenti,
in questa discesa debole che avvelena le menti.
Cavaliere senza tempo ci hai di nuovo parlato,
nel solstizio di una estate sopra un monte incantato.
Hai lanciato un altro grido, hai raccolto le schiere,
nell’aurora fra gli Dei celebrando il mattino.
Comandante sempre vivo fra anime e bandiere,
urlavi in faccia al mondo che combattere è un destino.
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