LUIGI, THE GIGA CHAD!
Non serve assolutamente fare una biografia di Luigi Mangione per il semplice motivo che ormai tutto il mondo conosce la sua storia e quello che ha fatto: il racconto del giovane 26enne, laureato in informatica ed accusato di aver ucciso Brian Thompson (amministratore delegato della United Healthcare) sta facendo più scalpore che informazione di cronaca.
L’hype e la fama nei confronti di questo ragazzo ha raggiunto livelli di visibilità ed idolatria talmente alti che pure i massimi esperti di sociologia o psicologia delle masse non riuscirebbero a trovare una spiegazione scientifica innanzi a tutto ciò.
Forse è difficile accusare una realtà che anche il più becero dei complottisti non potrà negare: Luigi Mangione è (forse) il sussulto di stupore “migliore” e più trasgressivo che l’epoca moderna possa regalarci…del resto, ha tutti gli elementi che lo distinguono per una storia alla South Park: il coraggio, la satira, la demenzialità, l’impeto, la voglia, lo scherno, il tumulto, l’horror, l’insensatezza e (perché no) un narcisismo enorme.
Nel suo disagio cronico dovremmo goderci questo ultimo personaggio particolare, prima che la sua immagine venga trasformata nell’ennesima stronzata via streaming in cui il ruolo di Luigi verrà interpretato da un afroamericano gay che mangia vegano, insulta il patriarcato, si identifica come non binario e guida una macchina elettrica per non inquinare.
Non giustificheremo niente e nessuno; semmai ce ne staremo fermi a guardare come anche questo giovane verrà inserito nella categoria di “belve” di cui la società americana è piena.
Finirà semplicemente nel dimenticatoio come tutti i meme di Internet a cui siamo abituati…ed per questo che Mangione non può essere considerato un rivoluzionario.
Il rivoluzionario è colui che tramanda la sua eredità morale, sociale e politica nel tempo, un’immortalità continua che sa cogliere l’essenza di un’epoca e la porta avanti in quelle successive. Ebbene, non è questo il caso per il semplice motivo che stiamo assistendo ad una vignetta di umorismo nero, ed una volta finita la sua carriera di moda del momento non se la ricorderà più nessuno.
Se vogliamo dirla tutta, la società Made in USA ci ha un po’ abituato a certi personaggi – sicuramente diversi da quelli italiani – che non vantano di essere santi apostoli, ma non per questo primo di “fascino”. In nessun paese al mondo i criminali diventano famosi allo stesso livello degli attori di Hollywood…questo è l’insegnamento yankee che ha dovuto imparare una brutta lezione: quello che puoi creare ti può anche distruggere. Non per niente Luigi è il prodotto moderno dei poveri; non stiamo parlando dell’Unabomber di turno che rifiuta ogni veleno capitalista e costruisce mentalmente politicamente in suo mondo interiore, anzi abbiamo davanti a noi un individuo che in quel tipo di sistema ci vive tranquillamente: esteticamente bello, uscito dalle scuole private, un Q.I sopra la media, economicamente benestante, laureato in una materia importante come l’informatica.
Che cosa fa? Uccide un esponente di una multinazionale con una pistola stampata in 3-D, sui proiettili mette delle parole che conosce solo lui, pubblica robe su Tik Tok e viene arrestato dentro un fast food…più capitalista di così?
Eppure Luigi è riuscito a fare quello che altri non sono riusciti a fare: usare le armi del nemico a propio favore ed è questo quello che lo contraddistingue.
Non ne faremo nulla della sua immagine visto che non è un eroe o un martire; tanto meno un demone o un infame…è semplicemente quello che abbiamo visto: un meme vivente che sorride di fronte ad una telecamera.
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