COMPAGNI CONFUSI
Tutto il mondo ha gli occhi su Rafah…
Tutto il mondo ha gli occhi su quello che sta succedendo in quei territori, sull’assenza di umanità e di giustizia, sulle macerie e la distruzione, sull’odio e sui massacri.
Ogni cosa è visibile innanzi a noi, l’unica cosa di cui al pianeta non importa assolutamente niente è l’assurda pantomima antifascista ed LGBT che vuole usare la causa palestinese e il massacro dei popoli per i propri interessi politici.
Abbiamo deciso di scrivere questo articolo dopo le assurde rivendicazioni antistoriche che la compagneria e gli unicorni arcobalenosi tentano di riscrivere a propio piacimento, finendo spesso per fare delle figure barbine, come nel caso della Statale di Milano e della Sapienza di Roma, dove sono avvenute delle risse (o per meglio dire delle zuffe) tra i militanti dei collettivi universitari e le camice bianche di Lotta Comunista, che per chi non li conoscesse sono la versione compagnesca dei testimoni di Geova.
Un altro caso parecchio imbarazzante che stiamo vivendo nelle ultime settimane, e che ci dovremo sorbire per tutto il mese di Giugno, è quello che vediamo nei gay Pride, in cui le bandiere palestinesi si mischiano tra travestiti e arcobaleni. Chissà come reagirebbero questi tristi figuri nel sapere che in Palestina sarebbero i primi ad essere presi male?
Queste sceneggiate con la targa ANTIFA segnano l’ennesima brutta figura da parte dell’estrema sinistra che, avendo perso politicamente OVUNQUE, prova ad utilizzare la causa di un popolo martoriato per riprendersi quel poco di egemonia culturale che gli è rimasta, senza rendersi conto che le proprie istanze non coincidono per niente con la lotta per la liberazione palestinese.
Ma andiamo per ordine:
Fin da ragazzini ci hanno sempre fatto pensare che la bandiera palestinese fosse in comune sinergia con gli stracci rossi dell’antifascismo militante.
Questo perché negli ultimi vent’anni circa, la compagneria si è sempre presa il copyright di tale contesto, ignorando palesemente i percorsi storici e politici.
Nonostante la sinistra radicale abbia sempre abbracciato gli ideali dell’antisionismo e dell’anticolonialismo sostenendo chiaramente l’opposizione allo Stato di Israele che, diciamolo tranquillamente, tutto sembra tranne che una democrazia.
Ma siamo sicuri che i rossi possano avere il “diritto d’autore” sulla Palestina? Possono davvero decidere chi è per l’autodeterminazione e chi no?
La storia non sembra dargli ragione.
È risaputo che l’Unione Sovietica fu uno dei paesi che più sostenne la creazione di Israele, in quanto lo stesso Stalin aveva un enorme interesse nel creare problemi all’imperialismo britannico.
In quel momento la nascita di Israele creava fastidio alla Gran Bretagna che, a sua volta, sosteneva la Lega Araba. Di conseguenza Stalin appoggiò diplomaticamente e militarmente i coloni ebrei…e fu anche il primo a votare a favore del “SI” alla creazione dello Stato di Israele all’ONU.
Più indietro di qualche anno troviamo il Gran Mufti di Gerusalemme, Amin Al-Husaynī, in netta unione con il nazionalsocialismo e col fascismo. Nel 1933 Al-Husaynī invia un telegramma a Berlino, offrendo la propria collaborazione al Terzo Reich e nello stesso anno, prende contatti con il console italiano a Gerusalemme, Mariano De Angelis. Mussolini accolse con favore l’idea di stringere rapporti solidi con il mondo arabo e 1 anno dopo invitò il Mufti ad Asmara per per constatare le disponibilità italiane a tale causa.
Il 28 Novembre 1941, Al-Husaynī fu ricevuto ufficialmente da Hitler in persona, a cui dichiarò che egli godeva di una forte ammirazione nel mondo arabo e che entrambe le parti, avessero gli stessi nemici in comune (tra cui i bolscevichi), oltre al fatto che gli arabi desiderassero combattere insieme ai tedeschi, certi che una loro vittoria sarebbe stata la cosa migliore per le sorti del mondo.
Ma veniamo ad oggi: è ovvio che come gioventù identitaria e patriottica, sosteniamo apertamente la causa palestinese e siamo “soddisfatti” nel vedere il muro di omertà che finalmente crolla pezzo dopo pezzo, in quanto le accuse di antisemitismo ad oltranza sono ridicole ed insensate, oltre che a sapere un po’ di vecchio, perché in caso non si sapesse, anche i palestinesi sono un popolo semita.
Ma non possiamo neanche rimanere fermi ed impassibili mentre viene fatta un’opera di mistificazione della storia e della politica: di fronte ad episodi che con la resistenza palestinese non hanno nulla a che fare, viene spontaneo chiedersi se siano i compagni ad essere in cortocircuito oppure se sia questa battaglia che non ha niente a che fare con loro.
Ed effettivamente le mobilitazioni a cui abbiamo assistito da Ottobre in poi sono servite per far riesumare i cadaveri militanti che non si vedevano da tempo o che semplicemente, erano troppo impegnati nelle battaglie di retroguardia. Quello che taluni soggetti non capiscono è che i palestinesi (a differenza loro) stanno lottando per una patria, per dei confini ben stabiliti, per un senso di orgoglio, per un’avanguardia nazionale e, soprattutto , hanno un identitarismo religioso molto forte (poco importa se si tratti di islamici o cristiani), nulla hanno a che spartire con chi blatera di assenza di confini, fluidità di genere e ateismo scientifico.
FUORI I PAGLIACCI DALLA LOTTA PALESTINESE!
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