23 MARZO…NASCE L’IDEA!
Il 23 marzo 1919 nella sala riunioni del circolo dell’alleanza industriale in piazza San Sepolcro a Milano furono fondati i fasci italiani di combattimento.
Mussolini sin dai tempi in cui formò assieme ad Alceste de Ambris e Angelo Oliviero Olivetti i Fasci d’Azione Rivoluzionaria, ebbe a cuore le tematiche del sindacalismo rivoluzionario nonchè della lotta di classe.
Non a caso infatti furono presenti in quell’evento persone di diversa estrazione sociale ed orientamento politico tra cui: arditi, operai, futuristi, intellettuali, sindacalisti ed alcuni esponenti socialisti.
Tutta questa eterogeneità dei membri dell’assemblea potrebbe indurre a qualche dubbio sul profilo ideologico di essa, ma ci dá una risposta l’identikit del gruppo ricavato dai 7 chiamati a comporre la giunta esecutiva dei Fasci Milanesi, creati frettolosamente due giorni prima dell’adunata.
Tra questi: 3 erano socialisti (Mussolini, Enzo Ferrari e Ferruccio Ferradini), 2 sindacalisti (Michele Bianchi e Mario Gianmpaoli) e 2 arditi (Carlo Meraviglia e Ferruccio Vecchi), quest’ultimo presediò l’evento.
I socialisti uscirono dal partito durante la diatriba neutralisti-interventisti e furono totali una quarantina, i 25 sindacalisti contestavano da sinistra la Cgl riformista e gli arditi, anch’essi una quarantina, non avevano mai accettato la smobilitazione post bellica creando così un vero e proprio corpo militare (vedi Fiume l’anno successivo).
Inoltre non bisogna scordarsi di tutti quei futuristi, guidati da Filippo Tommaso Marinetti e degli intellettuali che poi aiutarono Mussolini con il suo giornale “il Popolo d’Italia”.
Questi furono: Il pittore Carlo Carrà, il poeta Giuseppe Ungaretti e lo scrittore satirico Guido Podrecca.
Lo scopo di questo incontro, oltre la creazione del movimento, fu l’attuazione di un programma di San Sepolcro ovvero il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento, pubblicato sul “Popolo d’Italia” il 6 Giugno dello stesso anno, in cui presentano una lista di richieste per risollevare la nazione, caduta in crisi post bellica, dal punto di vista politico, sociale, militare e finanziario.
Detto questo abbiamo compreso a pieno che sono «fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra» ovvero una vera e propria Terza Via, contro tutto e tutti, formato sulle teorie moderniste dell’uomo nuovo.
Noi siamo ancora oggi eredi di quello spirito: siamo quell’ideale immortale e anti borghese che non ha mai abbassato la testa.
Siamo coloro che portano in alto il proprio nome, mentre altri rinnegano per farsi accettare dalla “gente migliore”.
È ancora viva la nostra bandiera, così come è vivo quel teschio e il pugnale tra i denti, a ricordo delle trincee e del sangue di chi diede tutto per una patria immortale.
Oggi non dobbiamo assolutamente fare un’operazione nostalgica figlia del peggio folclore vigente, ma bensì seguire gli insegnamenti di quel giorno: la rinascita di un popolo, il raggiungimento dell’ impossibile, il superamento di ogni dogma, l’avanguardismo per eccellenza, rigare dritto con stile e disciplina.
Questa è la smistar fede e il nostro distinguerci dalla massa.
Lo spirito di quella giornata rivive dentro di noi!
“Non mi stupisce che lo squadrista
li faccia tremolare
e faccia sudare la loro pelle grassa
perché lo squadrista rappresenta il simbolo
di tutto, dico bene tutto,
quello che loro non potranno mai essere
di tutto ciò che non potranno mai avere!
L’arroganza pura e semplice
non erudita e falsamente coraggiosa,
la comprensione di se stessi
e l’accettazione della propria condizione.
Il tutto misto alla volontà di inserirsi in modo organico, disinteressato…l’accettazione del sistema gerarchico naturale ma non definitivo ntotale!
Le diverse gerarchie
diverse a seconda delle capacità,
il coraggio fisico….fisico il coraggio di cercare e di trovare lo scontro
e il gusto dei pochi contro i tanti.”
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